
Un ponte verso l’incanto: l’IA come omaggio all’arte dello Studio Ghibli e alla sua eredità senza tempo
Da qualche giorno, molte persone si stanno divertendo ad utilizzare il nuovo modello di generazione di immagini rilasciato da OpenAI, capace di produrre illustrazioni di altissimo livello. È esplosa la mania di chiedere al modello di ricreare opere nello stile di disegno tipico dello Studio Ghibli. In rete sono comparse migliaia di foto e meme che imitano perfettamente l’estetica di questo storico studio d’animazione giapponese.
Naturalmente, questo ha sollevato un acceso dibattito: tante persone parlano di violazione di copyright e uso improprio dello stile artistico, accusando queste pratiche di mancare di rispetto al lavoro originale. A questo proposito, vorrei esprimere il mio punto di vista.
Non riesco a comprendere tutte le lamentele che girano attorno all’uso dell’intelligenza artificiale per generare immagini nello stile dello Studio Ghibli. Personalmente, lo vedo come un bellissimo modo di rendere omaggio a un’arte iconica, amata da milioni di persone in tutto il mondo. Credo anzi che questi contenuti possano rappresentare una porta d’accesso per tantissime nuove persone che, magari per la prima volta, entreranno in contatto con il mondo straordinario di Hayao Miyazaki e dei suoi film. Un mondo fatto di emozioni, poesia e immaginazione, che ha segnato profondamente la storia dell’animazione e continua a ispirare artisti e spettatori di ogni età.
In un periodo in cui le tecnologie evolvono a una velocità vertiginosa, è naturale che emergano dubbi e paure legate alla preservazione dell’arte autentica. Ma chi ama davvero l’arte sa riconoscere che un omaggio non è mai una minaccia, se nasce da un sentimento sincero. E io credo che molti di questi contenuti generati dall’IA, se guidati dall’ammirazione per lo Studio Ghibli, possano fare proprio questo: celebrare, non copiare. Rafforzare la memoria collettiva e diffondere una cultura visiva che, diversamente, rischierebbe di restare confinata a una nicchia.
Non si tratta, a mio avviso, di sostituire lo Studio Ghibli. Nessuna intelligenza artificiale potrà mai replicare davvero ciò che rende un’opera dello Studio Ghibli così speciale. La forza di questi film non risiede soltanto nello stile visivo (che è indubbiamente straordinario), ma soprattutto nella capacità di raccontare storie in modo profondo, umano, toccante. Sono storie che parlano al cuore, spesso senza bisogno di spiegazioni esplicite, che sanno trattare temi complessi con delicatezza e magia. E lo fanno con una sensibilità molto diversa da quella a cui siamo abituati in Occidente: una sensibilità che lascia spazio al silenzio, alla riflessione, allo stupore.
Chi ha visto La città incantata o Il castello errante di Howl sa bene quanto questi film abbiano la capacità di restare nel cuore per anni, a volte per sempre. Non è solo intrattenimento: è un’esperienza emotiva che accompagna, che forma, che consola. E questa capacità narrativa, questo tocco umano, non è qualcosa che si può addestrare in un modello. È il frutto dell’anima di chi crea, di una visione del mondo che si riflette nei personaggi, nei paesaggi, nei silenzi carichi di significato.
Per questo motivo, io non riesco a vedere la diffusione di immagini generate in stile Ghibli come una minaccia. Anzi, la percepisco come un’opportunità: un’occasione per diffondere una forma d’arte che troppo spesso viene superficialmente classificata come “per bambini”, quando in realtà ha molto da insegnare anche (e forse soprattutto) agli adulti. Ogni immagine ispirata a quello stile può essere un invito, una scintilla, una piccola spinta che conduce qualcuno a guardare un film dello Studio Ghibli per la prima volta, scoprendo così un universo narrativo pieno di significato.
Mi sembra estremamente improbabile che, all’uscita del prossimo film dello Studio Ghibli, qualcuno rinunci a pagare il biglietto semplicemente perché “si è creato il proprio film personale con l’IA”. Al contrario, ritengo altamente probabile, se non certo, che molte persone si avvicineranno per la prima volta a un film di Miyazaki proprio perché hanno scoperto la bellezza del suo stile grazie all’intelligenza artificiale. Se usati con rispetto e consapevolezza, questi nuovi strumenti tecnologici possono essere potenti mezzi di divulgazione culturale. Non si toglie valore all’opera originale, ma ne se amplia la portata. E in questo senso, generare immagini ispirate allo stile Ghibli può essere un gesto di affetto, un modo per dire:
Guardate che meraviglia esiste nel mondo, venite a scoprirla anche voi.
Ps. L’immagine di copertina è stata generata caricando su ChatGPT una mia foto del Castello di Celsa e chiedendo di applicare un ben più generico “anime style”.
A proposito dell’autore
Lorenzo Vainigli
Sono uno sviluppatore Android con esperienza nei settori telecomunicazioni e automotive. Ho creato Scadenze Alimenti, un'app open-source che aiuta gli utenti a ridurre gli sprechi di cibo, che ha raggiunto una diffusione globale. Attivamente coinvolto nella community degli sviluppatori, condivido conoscenze attraverso articoli e contributi open source.